giovedì 5 febbraio 2009



LA FUNZIONE METALINGUISTICA
L’aggettivo “metalinguistico” è una parola composta da un prefisso “meta”, che deriva dalla preposizione greca meta (al di sopra), e dall’aggettivo “linguistico”. Esso, pertanto, significa letteralmente: “che sta al di sopra della lingua”.
Come nel linguaggio verbale la funzione metalinguistica viene utilizzata per dare spiegazioni sulla lingua stessa (testi di grammatica, vocabolario, ecc.), così nel linguaggio visivo, la funzione metalinguistica si ha nelle immagini che spiegano o illustrano il linguaggio stesso.


FUNZIONE FATICA (O DI CONTATTO)
In questo caso il messaggio visivo viene utilizzato per stabilire o rafforzare il contatto tra emittente e destinatari, verificando se il canale di comunicazione utilizzato funziona adeguatamente.
Un esempio è dato dalla confezione di un prodotto, che è progettata allo scopo primario di suscitare il desiderio d’acquisto del compratore.
L’attenzione, quindi, è maggiormente incentrata sul canale comunicativo. Infatti, se la confezione riesce ad attirare lo sguardo del destinatario orientandolo verso il prodotto, significa che il canale funziona, che è attivo.


FUNZIONE ESTETICA
La funzione estetica si ritrova maggiormente nelle immagini in cui è posta grande attenzione verso l’aspetto formale, compositivo e cromatico.
Questa funzione è ovviamente importante, ma è anche riconoscibile in tutte le attività umane in cui deve essere presente il gusto estetico.
Un tipico esempio è dato dalle automobili, che spesso non soddisfano solo bisogni funzionali e pratici, ma appagano anche il bisogno del piacere estetico di chi le compra. Nella funzione estetica l’attenzione non è centrata né sull’emittente né sul destinatario, ma sull’opera stessa, di cui si curano tutti i particolari.


FUNZIONE ESORTATIVA (O PERSUASIVA)
Nella funzione esortativa l’immagine viene utilizzata per convincere il destinatario a fare o a non fare qualcosa. Contrariamente alle precedenti, questa funzione è centrata maggiormente sul destinatario. È lui, infatti, il principale obiettivo: bisogna influenzarlo, persuaderlo, esortarlo, consigliarlo, dirigerlo.
Spesso queste immagini vengono “rafforzate da parole”. Un esempio eclatante è dato dai messaggi pubblicitari che hanno, appunto, lo scopo primario di convincere (a comprare, a fare, a provare).
Un esempio è dato dalla segnaletica stradale (divieti, obblighi, informazioni ecc.).


FUNZIONE ESPRESSIVA (O EMOTIVA)
La funzione espressiva traspare nelle immagini in cui l’autore vuole mettere in evidenza i propri pensieri, sentimenti ed emozioni, o anche il proprio immaginario.
Questa funzione è incentrata maggiormente sull’emittente, ed è caratterizzata dall’esaltazione di alcuni elementi visivi (per esempio, figure deformate o retoriche, colori forti o particolari) che fanno risaltare il mondo interiore dell’autore e il suo pensiero.
In queste immagini, quindi, si sente forte la presenza dell’autore, che esprime la propria opinione nei confronti dell’argomento trattato.
Nelle immagini dove prevale la funzione espressiva è spesso presente anche quella estetica, data, ad esempio, dalla grande attenzione nei riguardi del colore e del suo equilibrio compositivo.


FUNZIONE INFORMATIVA - DESCRITTIVA
Nella società di oggi, l’immagine viene sempre più utilizzata per documentare fatti di ogni tipo, per la sua immediatezza e facilità di comprensione. Essa svolge, così, un’ importante funzione informativa o descrittiva, orientata verso il destinatario. Il suo obiettivo primario è quello di descrivere, di mostrare un avvenimento o un prodotto in modo più possibile oggettivo, senza lasciare trasparire l’opinione dell’emittente, ma sollecitando piuttosto la partecipazione attiva del destinatario.

Emozioni e percezioni nel concreto



La ricerca di una definizione del concetto di emozione, e le successive teorie elaborate su di essa da importanti studiosi come lo è in stato in questo caso Goleman, hanno permesso una elaborazione su di un piano pratico come quello delle interazioni fra individui. Si è visto nei passi precedenti come sia possibile “padroneggiare” le emozioni per mezzo di una specifica conoscenza e categorizzazione delle stesse, processo utile al fine di saper gestire al meglio situazioni interazionali con l’altro.
In tal proposito, sul piano della comunicazione e in correlazione con le nozioni apprese dalla ricerca effettuata sul piano emotivo della persona, risulta interessante approfondire il concetto di comunicazione e tutto ciò che riguarda le dinamiche di relazione con l’altro, non soltanto sul piano verbale ma anche su quello visivo.
Quando si utilizza o si sceglie un’immagine, si compie un atto comunicativo voluto, si trasmette un messaggio che ha sempre un significato ed è caratterizzato da segni che determinano immagini figurative o astratte.
La comunicazione visiva, come quella verbale, può avere numerosi fini. Può essere, infatti, usata per informare, per esprimere sensazioni o stati d’animo, per esortare a fare o a non fare qualcosa, per spingere a determinati comportamenti.
Quando si osserva un oggetto e un’immagine, si è portati a dare dei significati e dei giudizi. Nel caso di studenti, ad esempio, se essi provano a guardare i propri compagni di classe, sono in grado di distinguere lo stato d’animo di ognuno, perché il volto è in grado di mostrare i sentimenti e le persone conoscono i codici appropriati per comprenderli. Si sa inoltre che i diversi stati d’animo si manifestano indipendentemente dall’età. Osservando, infatti, un bambino, un adulto, un vecchio che sorridono, si nota che tutti e tre modificano i lineamenti del volto secondo la stessa regola. Ciò si può verificare facilmente, tracciando le linee di forza che agiscono nel sorriso, oppure descrivendo l’azione del sorridere verbalmente (le guance si allargano, la fronte si spiana, gli occhi si allungano e si socchiudono, ecc.). Ovviamente, non è solo il volto a comunicare qualcosa visivamente. Anche le mani, gli abiti, le azioni ci trasmettono dei messaggi, diretti o indiretti.
La conoscenza del funzionamento dei sistemi percettivi, degli aspetti compositivi e formali dei singoli segni permette di decodificare ogni immagine e di costruirne delle nuove. Nell’annuncio pubblicitario, per realizzare un messaggio visivo è fondamentale creare una struttura di codici e sottocodici, ognuno dei quali è utilizzato per veicolare particolari significati e valori.
Esistono diverse metodologie di analisi dei messaggi visivi. Tra i modelli comunicativi più conosciuti, si ricorda quello di R.Jakobson, il quale schematizza in modo logico e razionale le molteplici funzioni di un messaggio, affermando che ciò che differenzia un messaggio da un altro è la gerarchia delle funzioni stesse. Secondo Jakobson, infatti, tra le tante funzioni presenti, ce n’è sempre una dominante.
In ogni caso, bisogna sempre tenere presenti le intenzioni dell’emittente, il contesto in cui il messaggio è stato prodotto, le persone a cui esso è destinato, le scelte compositive, stilistiche e formali.